Almeno stessero zitti, no li senti parlare di onestà, di campioni morali, e via dicendo....
Ma guardatevi i vostri di scheletri, nel vostro capiente armadio più affollato della vostra ridicola bacheca.........
as roma - dundee united 3-0
Un mese fa Riccardo Viola, il figlio di Dino, presidente romanista dell’epoca, raccontò in maniera più o meno dettagliata
il discusso episodio che riguardò la corruzione perpetrata nei confronti dell’arbitro Vautrot. Il direttore di gara francese arbitrò, il 25 aprile 1984, Roma-Dundee,
semifinale di ritorno della Coppa dei Campioni che i giallorossi vinsero 3-0,
ribaltando lo 0-2 dell’andata.
Per Vautrot erano pronti 100 milioni di
lire. Soldi che non sono mai arrivati a destinazione come afferma Paolo Bergamo, il “Paolo” a cui alludeva Riccardo Viola insieme all’altro “Paolo”,
Casarin, e indiziato nel ruolo di mediatore tra la Roma e l’arbitro. Ma Bergamo
si dissocia dai fatti in questione in un’intervista rilasciata a Calcio gp:
“Mi ha
profondamente meravigliato che il figlio di Dino Viola non sia stato
minimamente preciso nella ricostruzione dei fatti. Capitò tutto un po’ per caso
l’anno successivo alla partita: chiacchierando del più o del meno con l’addetto
all’arbitro dei giallorossi, scoprii che in ambiente romanista molti pensavano
che “quel famoso Paolo” fossi io. Mi offesi profondamente al punto che iniziai
delle ricerche a titolo personale, solo perché temevo che l’ufficio indagini
avrebbe insabbiato la vicenda se avessi denunciato l’illecito senza le prove.
Così chiamai il direttore sportivo della Roma, Spartaco Landini, che mi
raccontò la verità: si fece dare 100 milioni da Viola e organizzò una truffa
con la connivenza di Paolo Cominato, ex giocatore della Roma e a quel tempo
osservatore per il Bari, il quale millantava amicizia con Vautrot.”
Roma, Riccardo Viola: “100 milioni all’arbitro di Roma-Dundee Utd”
AS ROMA ,
CONFESSIONE DI RICCARDO VIOLA
–
A 30 anni dalla semifinale di Coppa dei Campioni tra Roma e Dundee United
che regalò ai giallorossi la qualificazione alla finale, poi persa all’Olimpico
contro il Liverpool, con un’intervista rilasciata alla trasmissione radiofonica
“La tribù del calcio” Riccardo Viola (figlio dell’allora presidente Dino Viola)
getta ombre inquitanti sul regolare svolgimento della partita.
Stando a
queste dichiarazioni la Roma avrebbe versato 100 milioni delle vecchie Lire
all’arbitro francese Vautrot (ricordiamo che la Roma era stata
sconfitta all’andata per 2-0 dagli scozzesi riuscendo però a ribaltare il
risultato nella gara di ritorno).
Il figlio del compianto presidente romanista spiega dettagliatamente
come andarono i fatti: “
Arriva il signor Landini, manager del
Genoa, parla con il Presidente Viola e gli dice: Vautrot è un amico e
attraverso un altro mio amico si può arrivare a lui ma bisogna dare all’arbitro
100 milioni. Noi rispondiamo: che sicurezza abbiamo che Vautrot prenda questi
soldi?”. “
Noi organizziamo una cena con l’arbitro e
chiediamo un segnale che effettivamente dimostri che qualcosa di vero in tutto
questo c’è. Nel corso della cena – spiega Riccardo Viola –
arriva
un cameriere che si rivolge all’arbitro e dice: ‘Il signor Vautrot al
telefono’. Quello era il segnale prestabilito“.
Il racconto
continua: ”
Quando Vautrot, dopo essersi assentato
per la telefonata ritorna al tavolo, ci dice: ‘Ha chiamato l’amico Paolo e mi
ha detto di salutarvi. Allora io mi alzo, chiamo papà (Dino) e gli dico:
‘Messaggio arrivato’ “.
“Tutto questo è stato fatto perchè di fronte a una partita del
genere dire di no non è facile. Tirarsi indietro poteva avere gravi
ripercussioni” tenta di tamponare R.Viola.
Non si è mai
capito però chi fosse l’amico di Vautrot che mediò tra la Roma ed il direttore
di gara: “Papà domandava a tutti e in quel periodo
c’erano solo due possibili indiziati che si chiamavano Paolo: Casarin e
Bergamo. Lui parlò con entrambi, ma finì che entrambi si accusarono a vicenda”.
Dichiarazioni che ovviamente hanno destato scalpore nell’etere romano e non
solo. Ci si chiede infatti perchè dopo ben 27 anni sia uscita fuori una simile
storia ed in particolar modo in un periodo come questo molto delicato per le
sorti societarie dell’AS Roma. Più di qualcuno inquadra questa intervista in un
più ampio piano di destabilizzazione per quanto concerne la trattativa che
dovrebbe portare la cordata americana alla presidenza della Roma.
VRoma
Scandalo Roma-Dundee
"L'arbitro fu pagato"
Riccardo
Viola, figlio dell'allora presidente giallorosso, è sicuro che al direttore di
gara vennero consegnati 100 milioni: "Furono dati ad un
intermediario". Ventisette anni dopo, la cronaca dell'incontro
quando avvenne il pagamento
MILANO
- "La Roma diede a un intermediario 100 milioni destinati
all'arbitro Vautrot è vero ed è un fatto vergognoso: però voglio ricordare che
lo scandalo lo fece uscire Dino Viola per smascherare il colpevole e la Cupola
del calcio". A parlare per la prima volta dopo 27 anni è Riccardo Viola,
testimone oculare della vicenda e figlio dell'allora presidente della Roma
Dino.
LA VICENDA - Siamo
in semifinale di Coppa dei Campioni e corre l'anno 1984, la Roma deve
affrontare il Dundee. La squadra scozzese all'andata si era imposta 2 a 0, e la
Roma deve vincere ad ogni costo e qualificarsi per quella che poi sarà la
triste finale contro il Liverpool, persa all'Olimpico ai calci di rigore. La
Roma la partita con il Dundee, arbitrata da Vautrot, la vince per 3 a 0 e
riesce ad accedere alla finale ma intorno a quel risultato nacque uno scandalo
che venne archiviato solo nel febbraio del 1986 perchè la Corte Federale
assolse tutti solo per sopraggiunta prescrizione specificando di di "aver
riscontrato un comportamento gravemente censurabile messo in opera dall'ing.
Viola. Non può quindi dichiarare caduta l'incolpazione contestata ai signori
Landini e Viola in merito al passaggio della somma di 100 milioni".
L'INCONTRO - Qualcosa
successe nei giorni precedenti la partita e Riccardo Viola ricorda tutto come fosse
oggi: "Arriva il signor Landini, manager del Genoa, parla con il
Presidente Viola e gli dice: Vautrot è un amico e
attraverso un altro mio amico si può arrivare a lui - continua
- Ma bisogna dare all'arbitro 100 milioni. Noi rispondiamo: che sicurezza
abbiamo che Vautrot prenda questi soldi?". Le parti in causa si accordano
su un segnale convenzionale da rispettare per confermare l'avvenuta consegna
del denaro. "Noi organizziamo una cena con l'arbitro e chiediamo un
segnale che effettivamente dimostri che qualcosa di vero in tutto questo c'è -
racconta ancora Riccardo Viola - Nel corso della cena arriva un cameriere che
si rivolge all'arbitro e dice: 'Il signor Vautrot al telefono'. Quello era il
segnale prestabilito". Continua a raccontare Riccardo Viola: "Quando
Vautrot, dopo essersi assentato per la telefonata ritorna al tavolo, ci dice:
'Ha chiamato l'amico Paolo e mi ha detto di salutarvì. Allora io mi alzo,
chiamo papà (Dino) e gli dico: 'Messaggio arrivato'". Riccardo Viola non
esita ad ammettere che la consegna del denaro all'arbitro ci fu. "Tutto
questo è stato fatto perchè di fronte a una partita del genere dire di no non è
facile. Tirarsi indietro poteva avere gravi ripercussioni". Ma chi era
l'uomo, amico di Vautrot, che mediò tra la Roma e l'arbitro? "Chi fosse
l'amico Paolo non l'abbiamo mai saputo. Papà domandava a tutti e in quel
periodo c'erano solo due possibili indiziati che si chiamavano Paolo: Casarin e
Bergamo. Lui parlò con entrambi, ma finì che entrambi si accusarono a
vicenda".
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L'arbitro ha voluto in regalo la maglia di Conti con 100 milioni se ne comprava 1000 |