Luci ed ombre..anzi diciamo solo ombre (visti i continui abbassamenti di tensione all'impianto d'illuminazione) dalla triste Parma. A proposito la scritta sopra la tribuna " Cassa di risparmio di ... e Parma che resiste da tempi immemori, quando la cambiano ?
Comunque qua senza Miro siamo da metà classifica e questo è il tipico risultato da metà classifica.....
Tutti a casa e speriamo in tempi migliori.....
Sono della Lazio perchè siamo nati non siamo stati fusi - Sono della Lazio perchè siamo nati in una piazza e non da un incrocio - Sono della Lazio perchè non mi devo chiamare roma per sembrare di Roma....io sono di Roma - Sono della Lazio perchè i miei antenati avevano aquile d'oro alla testa delle loro legioni e lupe nei loro bordelli - Sono della Lazio perchè non sono di moda perchè non sono nel branco - Sono della Lazio per il 9 gennaio del 1900
sabato 31 marzo 2012
venerdì 30 marzo 2012
Le Iene e l' as roma
Sono proprio unici,
IL SERVIZIO DELLE IENE SUL COMPLOTTONE ANTI-PROGGGEETTTO
http://www.video.mediaset.it/video/iene/puntata/293654/calabresi-finta-massoneria-e-calcio.html_
IL SERVIZIO DELLE IENE SUL COMPLOTTONE ANTI-PROGGGEETTTO
mercoledì 28 marzo 2012
ALESSANDRO NESTA e le sue parole.......
Le immagini di quello Scudetto le ho ancora scolpite
nella testa. Non ho mai provato niente di simile nella mia vita…”.
“Devo tutto a mio padre che per anni ha fatto sacrifici incredibili per
portarmi in giro da una parte all’altra della città. Allenamenti, partite..
solo ora che sono genitore posso capire davvero. Per questo gliene sarò sempre
riconoscente. L’altra persona a cui devo tutto è Volfango Patarca che mi ha
visto giocare e mi ha subito portato nella mia squadra del cuore, la squadra
della mia vita, la Lazio.”
“Giocavo
nella U.S. Cinecittà, società affiliata alla Roma. Mi volevano, ma io vengo da
una famiglia profondamente laziale, così papà ringraziò ma disse di no. Nella mia
zona eravamo circa 3000 famiglie e solo la nostra era di fede laziale.”
“Ho fatto tutta la trafila nel settore giovanile, ho giocato 8
anni da titolare nella prima squadra, ho fatto il capitano, ho vinto tanto e
alzato tanti trofei, per questo la Lazio
è e sarà sempre parte della mia vita.”
LA MIA VERITA’: “Sono dovuto
andare via, perché la Lazio aveva problemi economici molto seri: in un giorno
hanno venduto sia me che Crespo. Il mio
sogno era quello di giocare per sempre con la Lazio, ma non mi è stata data
possibilità di scelta. La società in quel momento mi ha fatto uscire male
di scena. Se mi fosse accaduto oggi, mi sarei difeso meglio e sarei stato in grado di gestire meglio
la vicenda. Decisero di vendermi per fare cassa, ma passai io per quello che
voleva andare via. Loro dovevano dire come stavano le cose, tanto la
verità sarebbe venuta a galla. Dovevano
dire che navigavano in cattive acque e che la Lazio era piena di debiti. Io
avevo ricevuto tanto dalla Lazio ma avevo dato anche molto, meritavo più
rispetto!”
“Il momento più bello? La conquista dello scudetto vinto in quel
modo. Noi dentro lo stadio a guardare la Juventus che giocava, con 70mila
persone sospese con noi. Poi il momento del trionfo, un’emozione impressionante,
perché vincere a Roma non è come vincere altrove. Le immagini di quello scudetto le ho ancora scolpite nella testa. Non ho
mai provato niente di simile nella mia vita…”
Il derby maledetto:“In quella partita è stato bravo Montella, ma io proprio non c’ero
con la testa quella domenica. Come tirava faceva gol e uno me lo sono fatto da
solo. non cerco alibi o scuse ma per me, quella fu una settimana difficile. La società mi aveva convocato nei giorni
antecedenti al derby, per dirmi che a fine stagione, dovevo andare via, perché non
c’erano soldi. Mi avevano ceduto alla Juve. Io non volevo andare, ci sono state
delle tensioni, è successo un casino quel giorno. All’intervallo di quello
sciagurato derby, è bastata una scintilla per farmi esplodere, ho mandato tutti
a quel paese e sono uscito di scena. Ero giovane.. ho sbagliato…”
“IL MIO
CALCIO ERA LA LAZIO”: “potevo andare in molte squadre, avevo l’imbarazzo della scelta ma
io volevo la Lazio, per me quello era il calcio, il mio calcio era la Lazio.
Tante squadre mi hanno sempre cercato, ma io ho detto sempre di no. Poi il
giorno dell’ultimo allenamento eravamo in campo a fare il torello a Formello. Arriva
la chiamata del figlio del presidente, che mi ha detto che non avevo scelta e
che dovevo andare via, che dovevo accettare per forza perché il mercato stava
chiudendo. Non ho potuto fare nulla, mi hanno mandato via subito, neanche il
tempo di prendere le mie cose perché avevo l’aereo per Milano. Quando arrivai a
San Siro, dove c’era un derby amichevole ho visto anche Crespo e gli ho chiesto cosa
stesse facendo lì. Lui mi ha risposto che l’avevano venduto all’Inter. A quel
punto l’unica cosa che gli ho chiesto è stata: “Ma è rimasto qualcuno a
Formello?”
: “Quel giorno per me è stato terribile. Mi hanno messo sul
balcone a salutare la gente con una maglietta in mano, mi sono trovato in una
realtà che non mi apparteneva. In conferenza stampa con Galliani avevo una faccia da
funerale, perché quello era il mio stato d’animo. Oggi mi sono ambientato, i
successi aiutano a cancellare tutto.. o quasi….”
PERCHE' LA LAZIO E' MOLTO PIU' DI UN TROFEO
PERCHE' CHI HA PER MAGLIA IL CIELO CON UN' AQUILA CHE VI VOLA...
NON INDOSSERA' MAI PIU' QUALCOSA DI UGUALMENTE BELLO
PERCHE' GRAZIE A DIO LA PASSIONE A VOLTE SCALDA IL CUORE PIU' DEL DENARO
O ALMENO LASCIATEMELO CREDERE.........
lunedì 26 marzo 2012
Mario Frustalupi
Omen Nomen.......
Mario Frustalupi, il regista che rinacque tre volte. Ne parla anche Guy Chiappaventi, nel recente Pistole e palloni. Ultimo di otto fratelli. All’anagrafe, Mariolino. Un nome che lo imbarazzava, non perché sembrava rimandare a «quel fisico da impiegato delle poste», 1.66 per 66 chili, ma perché era un altro modo per confonderlo con Corso. Nasce il 12 settembre 1942, a Orvieto. Fa un provino nel Milan. «E’ bravo, ma non ha il fisico. Ripassate, casomai». Casomai è Genova, Sampdoria. Entra nel giro della prima squadra a 18 anni, panchina fino al 5 maggio 1963. Primo gol in A, all’esordio. Torino-Sampdoria 4-2. Regista di classe, destro e sinistro, al figlio Nicolò dice: «Non accontentarti di un piede solo. Non basta». Resta alla Samp, con la moglie Carla, fino al `70. Heriberto Herrera lo vuole all’Inter, per sostituire Suarez. Ma Herrera salta subito. Al suo posto, dalle giovanili, Invernizzi. Addio cabina di regia, Corso e Jair (non esattamente suoi estimatori) esultano. Quell’Inter vince uno scudetto, Frustalupi è spesso in panchina. L’anno dopo, con Corso squalificato in Europa, è schierato in Coppa Campioni. Arriva in finale, perde con l’Ajax e Cruyff. Fine della corsa, l’Inter lo scarica alla «provinciale» Lazio come contropartita per Massa. Giunto a Roma, litiga con Chinaglia, scopre che i tifosi lo ritengono «un ferrovecchio affibbiato dal Nord». E lo spogliatoio è una polveriera. Lega con Martini e Re Cecconi, senza condividerne idee politiche e passione per le pistole. E’ socialista, quando il socialismo è ancora idea e tramite della sinistra. Il Psi alleato con Pci e Democrazia Proletaria, sconfitto nel `76 dal «turarsi il naso» montanelliano. Niente sorpasso sulla Dc, niente alternativa di sinistra. Al segretario, De Martino, si rinfaccerà l’eccessiva sudditanza al Pci. Lui: «Noi abbiamo scosso l’albero, e i comunisti hanno raccolto i frutti». E lo sostituiranno con un ammiratore della socialdemocrazia tedesca. Benedetto Craxi.
I tifosi della Lazio lo chiamano «Frusta». Soprannome fuorviante, non rende conto della classe. Quella Lazio, la «provinciale», vincerà lo scudetto. 12 maggio 1974. Frustalupi titolare, sempre. Gigi Martini: «Lui era il genio, noi la sregolatezza». «Nano sapiente», per Brera. Ma alla Lazio dura un altro anno appena. Poi, ancora: ci spiace, sei finito. Lui, che una volta disse che «i giocatori sono eterni bambini, bisognosi di continue attenzioni, quando vanno in panchina muoiono», porta i suoi 33 anni e il look da beat (capelli lunghi, basette lunghe, stivaletti con la zip, giacche mai) a Cesena. Il Cesena arriva sesto, finisce in Coppa Uefa. Nel `77, per la terza volta: ti vendiamo, sei finito. Potrebbe smettere, non smette. Lo vuole il Genoa, l’allenatore Gigi Simoni blocca il trasferimento: «Frustalupi? Giocava ai miei tempi, che me ne faccio».
Se ne fa la Pistoiese. E Guccini. Nell’80, serie A. La terza rinascita. L’anno dopo, si ritira. A quasi quarant’anni. Apre una concessionaria Lancia, fa ripartire la Pistoiese dopo il fallimento, s’inventa direttore sportivo e pre-procuratore (non pagato). Scopre Ruben Sosa. Il 14 aprile 1990, il sabato di Pasqua, sull’autostrada Voltri-Sempione, sta raggiungendo la famiglia a Cervinia. Nel portabagagli ha un uovo di Pasqua. La sua Lancia Thema è travolta da una Golf. Muore sul colpo. Lui, i quattro della Golf.
Mario Frustalupi, il regista che rinacque tre volte. Ne parla anche Guy Chiappaventi, nel recente Pistole e palloni. Ultimo di otto fratelli. All’anagrafe, Mariolino. Un nome che lo imbarazzava, non perché sembrava rimandare a «quel fisico da impiegato delle poste», 1.66 per 66 chili, ma perché era un altro modo per confonderlo con Corso. Nasce il 12 settembre 1942, a Orvieto. Fa un provino nel Milan. «E’ bravo, ma non ha il fisico. Ripassate, casomai». Casomai è Genova, Sampdoria. Entra nel giro della prima squadra a 18 anni, panchina fino al 5 maggio 1963. Primo gol in A, all’esordio. Torino-Sampdoria 4-2. Regista di classe, destro e sinistro, al figlio Nicolò dice: «Non accontentarti di un piede solo. Non basta». Resta alla Samp, con la moglie Carla, fino al `70. Heriberto Herrera lo vuole all’Inter, per sostituire Suarez. Ma Herrera salta subito. Al suo posto, dalle giovanili, Invernizzi. Addio cabina di regia, Corso e Jair (non esattamente suoi estimatori) esultano. Quell’Inter vince uno scudetto, Frustalupi è spesso in panchina. L’anno dopo, con Corso squalificato in Europa, è schierato in Coppa Campioni. Arriva in finale, perde con l’Ajax e Cruyff. Fine della corsa, l’Inter lo scarica alla «provinciale» Lazio come contropartita per Massa. Giunto a Roma, litiga con Chinaglia, scopre che i tifosi lo ritengono «un ferrovecchio affibbiato dal Nord». E lo spogliatoio è una polveriera. Lega con Martini e Re Cecconi, senza condividerne idee politiche e passione per le pistole. E’ socialista, quando il socialismo è ancora idea e tramite della sinistra. Il Psi alleato con Pci e Democrazia Proletaria, sconfitto nel `76 dal «turarsi il naso» montanelliano. Niente sorpasso sulla Dc, niente alternativa di sinistra. Al segretario, De Martino, si rinfaccerà l’eccessiva sudditanza al Pci. Lui: «Noi abbiamo scosso l’albero, e i comunisti hanno raccolto i frutti». E lo sostituiranno con un ammiratore della socialdemocrazia tedesca. Benedetto Craxi.
I tifosi della Lazio lo chiamano «Frusta». Soprannome fuorviante, non rende conto della classe. Quella Lazio, la «provinciale», vincerà lo scudetto. 12 maggio 1974. Frustalupi titolare, sempre. Gigi Martini: «Lui era il genio, noi la sregolatezza». «Nano sapiente», per Brera. Ma alla Lazio dura un altro anno appena. Poi, ancora: ci spiace, sei finito. Lui, che una volta disse che «i giocatori sono eterni bambini, bisognosi di continue attenzioni, quando vanno in panchina muoiono», porta i suoi 33 anni e il look da beat (capelli lunghi, basette lunghe, stivaletti con la zip, giacche mai) a Cesena. Il Cesena arriva sesto, finisce in Coppa Uefa. Nel `77, per la terza volta: ti vendiamo, sei finito. Potrebbe smettere, non smette. Lo vuole il Genoa, l’allenatore Gigi Simoni blocca il trasferimento: «Frustalupi? Giocava ai miei tempi, che me ne faccio».
Se ne fa la Pistoiese. E Guccini. Nell’80, serie A. La terza rinascita. L’anno dopo, si ritira. A quasi quarant’anni. Apre una concessionaria Lancia, fa ripartire la Pistoiese dopo il fallimento, s’inventa direttore sportivo e pre-procuratore (non pagato). Scopre Ruben Sosa. Il 14 aprile 1990, il sabato di Pasqua, sull’autostrada Voltri-Sempione, sta raggiungendo la famiglia a Cervinia. Nel portabagagli ha un uovo di Pasqua. La sua Lancia Thema è travolta da una Golf. Muore sul colpo. Lui, i quattro della Golf.
domenica 25 marzo 2012
Lazio 1-0 Cagliari
sabato 24 marzo 2012
rosso pompeiano & zecchino d'oro
Ma guarda chi mi devo ritrovare davanti due volte l'anno
Il CORO DELLO ZECCHINO D'ORO
sull'aria di una vecchia canzone di Loretta Goggi
romanista la prossima volta riarrangia questa:
venerdì 23 marzo 2012
mercoledì 21 marzo 2012
lunedì 19 marzo 2012
domenica 18 marzo 2012
catania - Lazio 1-0
Bah!!! Un passo avanti due passi indietro..
questa è la nostra stagione
questa è la gestione....
.stretta la soglia, larga la via, dite la vostra che ho detto la mia
Segue il link ad un sito del catania che descrive la partita di questo pomeriggio
http://www.catania46.net/ct46/blgwp/?p=9961
questa è la nostra stagione
questa è la gestione....
.stretta la soglia, larga la via, dite la vostra che ho detto la mia
Segue il link ad un sito del catania che descrive la partita di questo pomeriggio
http://www.catania46.net/ct46/blgwp/?p=9961
venerdì 16 marzo 2012
IL CODICE DELL'ATLETA
Rispetta le regole dello sport e vincerai nella vita.
Sii leale con gli avversari e lo sarai con te stesso.
Abbatti con lo sport ogni barriera sociale.
Costruisci la tua vittoria con sacrificio e determinazione.
Insegui la vittoria anche se preceduta da una sconfitta.
Vinci e supera te stesso nel rispetto dell'avversario.
Sii leale con gli avversari e lo sarai con te stesso.
Abbatti con lo sport ogni barriera sociale.
Costruisci la tua vittoria con sacrificio e determinazione.
Insegui la vittoria anche se preceduta da una sconfitta.
Vinci e supera te stesso nel rispetto dell'avversario.
mercoledì 14 marzo 2012
martedì 13 marzo 2012
lunedì 12 marzo 2012
Lazio 1-3 Bologna
Fossero tutte così le sconfitte le accetterei con il sorriso, sarebbero anche molte di meno.
Hanno lottato anche contro l'impossibile, sotto di due goal e in 9. Si sbaglia, non è quello il problema, si combatte questa è l'unica cosa che chiediamo.
Contro la busona e nebbiosa compagine bolognese si è sbagliato ma nulla proprio nulla è andato per il verso giusto....
Hanno lottato anche contro l'impossibile, sotto di due goal e in 9. Si sbaglia, non è quello il problema, si combatte questa è l'unica cosa che chiediamo.
Contro la busona e nebbiosa compagine bolognese si è sbagliato ma nulla proprio nulla è andato per il verso giusto....
vola Olimpia |
sabato 10 marzo 2012
Chi tifa roma non perde mai ?!?
"Chi tifa roma non perde mai"
Certo.....
...Quando perde parla d'altro
venerdì 9 marzo 2012
aridatece "er commmanndo"
Si perché anche se di connotazione protopartenopea almeno eravate qualcosa con un' identità.
Poi a forza di scimmiottare di seguire come gregge, perché più che branco di lupi, come insieme, siete più gregge.
Con qualche capobranco da seguire, slogan da ripetere come mantra, identità e presunte discendenze da sbandierare.
Cosi siete nati nel 27' e chiamate ospite chi c'era prima di voi, deridete gli stendardi della nord ad un derby ed ora non usate che quelli, con frasi senza senso. Rinnegate amicizie e gemellaggi, offendete la memoria dei defunti. Assalite famiglie, donne e bambini con vigliacche imboscate.
Chi ricorda gli anni 80' vi ricorda, antiestetici, bori, con sciarpe legate alla testa, almeno eravate cafonamente originali, adesso v'è rimasta solo la cafonaggine...
Poi a forza di scimmiottare di seguire come gregge, perché più che branco di lupi, come insieme, siete più gregge.
Con qualche capobranco da seguire, slogan da ripetere come mantra, identità e presunte discendenze da sbandierare.
Cosi siete nati nel 27' e chiamate ospite chi c'era prima di voi, deridete gli stendardi della nord ad un derby ed ora non usate che quelli, con frasi senza senso. Rinnegate amicizie e gemellaggi, offendete la memoria dei defunti. Assalite famiglie, donne e bambini con vigliacche imboscate.
Chi ricorda gli anni 80' vi ricorda, antiestetici, bori, con sciarpe legate alla testa, almeno eravate cafonamente originali, adesso v'è rimasta solo la cafonaggine...
mercoledì 7 marzo 2012
Trilussa e L'Aquila
L'uguaglianza
Fissato
ne l'idea de l'uguajanza
un
Gallo scrisse all'Aquila: - Compagna,
siccome
te ne stai su la montagna
bisogna
che abbolimo 'sta distanza;
perché
nun è né giusto né civile
ch'io
stia fra la monnezza d'un cortile,
ma
sarebbe più commodo e più bello
de
vive ner medesimo livello. -
L'Aquila
je rispose: - Caro mio,
accetto
volentieri la proposta.
volemo
fa' amicizzia? So' disposta:
ma
nun pretenne che m'abbassi io.
Se
te senti la forza necessaria
spalanca
l'ale e viettene per aria:
se
nun t'abbasta l'anima de fallo
io
seguito a fa' l'Aquila e tu er Gallo.
TRILUSSA
Trilussa e il lupo
Rimedio
Un
lupo disse a Giove: - Quarche pecora
dice
ch'io rubbo troppo... Ce vô un freno
per
impedì che inventino 'ste chiacchiere... -
E
Giove je rispose: - Rubba meno.
Trilussa.
martedì 6 marzo 2012
Realmente in vendita negli as roma store
modello rocky |
sobrio ma deciso |
da paura!!! non è uno scherzo li vendono veramente |
ah freeddi perrii |
meravigliosa |
romanista nell'intimo |
modello er piotta |
senza parole |
la palla con la neve |
pedalino da completo grigio |
la casa di classe si riconosce dalla porta |
Non siete coatti voi sono gli altri che non vi capiscono......
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