mercoledì 5 giugno 2013

Giancarlo Dotto. Oggi Voglio fare pubblicità a questo poveraccio




Questo è l'articolo realizzato da questo ossimoro vivente.
Ossimoro che si realizza tra il suo nome, la sua identità e l'aggettivo che ha come cognome.

IO TI RISPONDO E TI DO IMPORTANZA PERCHE' MI DISPIACE VEDERTI SOFFRIRE, VISTO CHE NON SEI UN CAZZO (ALLA MARCHESE DEL GRILLO) E QUESTO TI FARA' SOFFRIRE.
TI FACCIAMO ESSERE QUALCOSA...... UN COGLIONE.

Di seguito vi riporto l'articolo, perché questa sequela di "fregnacce", si smaterializza da sola al solo leggerla.

"La questione è concettualmente bacata alla radice. Aria fritta. Aquile monche. Il tema non è chi sia la prima squadra di Roma, ma se esista davvero un’altra squadra oltre la Roma. Quesito meno tracotante e villano di quanto sembri. E di facile soluzione, senza star lì a pescare nel torbido di quel bordello assolutamente irrilevante che è la Storia (date, prove, testimonianze), per sancire da pedantoni un prima e un dopo. Ciò che fa della Roma non la prima ma l’unica squadra della capitale è sotto gli occhi di tutti. Un’evidenza talmente commovente che fa di me, giuro, cardioromanista irrecuperabile che dalla curva fissava la Madonnina di Monte Mario per istigarla a miracoli sportivi e miracoli tout court (un gol di Colausig, per dirne una), quasi un laziale da riporto sentimentale.
Il dramma dei presunti cugini è ontologico, prima ancora che storico. Roba seria. La Lazio non esiste. Per meglio dire, non ce la fa a esistere. Ci prova, poverella, le tenta tutte, ma proprio non ci riesce. Negli ultimi quarant’anni ha messo insieme anche cose ammirevoli. Ha vinto scudetti, coppe, derby, l’ultimo pochi giorni fa. Non puoi dirle niente. Fa tutte le sue cose per bene, con calligrafica compostezza. Vince, esulta, si dichiara, va sotto la Nord, dice “Roma merda” e, insomma, fa tutto quello che deve fare una brava ragazza in certe occasioni. Ma non esiste. Le sue vittorie evaporano rapide, come certe bolle colorate soffiate da pischelli che hanno fretta di passare a giochi più divertenti e duraturi. Le sfiori e svaniscono. Ecco, la Lazio è una bolla. Non consiste. O come certe grida manicomiali. Parti, esulti, ti sbracci, ti metti le corone in testa, ti giri e dietro non c’è nessuno. Vittorie e corone immaginarie. Le sue feste durano quanto un sandwich nella dispensa di Galeazzi (tifoso laziale).
Diciamo la verità. Sfilare tra due ali di biancocelesti plaudenti per Totti e compagni è stata una gogna (un Mishima romano d’altri tempi si sarebbe dato piuttosto un harakiri esemplare) ma se, alla fine, non è stato poi così terribile è perchè a battere quelle mani c’era, schierato, il nulla. La Lazio è una squadra invisibile. Malattia incurabile. E non date la colpa ai media. I media hanno un olfatto infallibile. Vanno dove le cose esistono. La Roma esiste a prescindere. Esiste persino di questi tempi, che è tutto dire. Si sa più di un mancato allenatore romanista, quel grullo di Allegri, che di un allenatore reale, in carne ed ossa come Vladimir Petkovic. Che è bravissimo, intelligente, ma ha il gravissimo torto di stare seduto sulla panchina sbagliata. La panchina che non esiste. Uno come Petkovic alla Roma sarebbe un eroe mitologico, la reincarnazione di Giulio Cesare.
Tutto questo Lotito lo sa. E rosica. Vive tutti i giorni sulla sua pelle la disperante beffa di essere ma non di esistere. Si agita. Fa sforzi sovrumani. S’è inventato una Lotiteide. Se non sono aquile, sono proclami. Lui e Tare, diciamola tutta, magari averceli. Sanano bilanci, scovano giocatori, acchiappano trofei, non sbagliano un allenatore, ma poi si guardano dietro, cercano intorno, e cosa vedono? Un’aquila spelacchiata e il deserto. E una macchia d’irriducibili tifosi. Per lo più inguaribili romanticoni e intellettuali raffinati, che colgono la bellezza assoluta e nichilista del tifare il nulla. Quel dolore sottile, quello spleen stordente della sottrazione. Non a caso, il tifoso laziale si esalta nella disgrazia. Quasi quasi, se rinasco, rinasco laziale."

UNA DOMANDA, MA TU SAI CHI E' MISHIMA, L'HAI MAI LETTO?
PERCHE' SE LO IDEALIZZI; SEGUI IL SUO ESEMPIO, AVRESTI IL MIO RISPETTO...



Segue per i moltissimi che non conoscono questa persona un copia incolla da wikipedia.

Giancarlo Dotto (Valdagno*1º giugno 1952) è un giornalistascrittore e autore teatrale italiano.


Biografia

Per molti anni è stato l'assistente alla regia di Carmelo Bene, noto attore teatrale e regista italiano, con cui ha scritto appunto Vita di Carmelo Bene. Ha collaborato alla stesura diChi mi credo di essere di Maurizio Costanzo (Edizioni Mondadori 2005) e di "Una bellissima ragazza" di Ornella Vanoni
Come giornalista ha scritto per La Stampa, "Il Messaggero", "Il Foglio", GioiaPanorama, "Diva e Donna", Max (rivista) e L'Espresso, per cui ha condotto una particolare inchiesta sulla prostituzione giovanile, soprattutto di extracomunitarie.
Per la televisione (gruppo Mediaset) è stato opinionista delle trasmissioniControcampoBuona Domenica' e "La fattoria", ha partecipato come giornalista a "'Verissimo", "Matrix", "La versione di Banfi". Attualmente è a "Domenica Live" di Canale 5
Grande esperto del mondo delle televisioni locali durante il cosiddetto Far West televisivo ha scritto, insieme a Sandro Piccinini, anch'egli giornalista sportivo, il libro Il mucchio selvaggio - La strabiliante, epica, inverosimile ma vera storia della televisione locale in Italia, edito da Arnoldo Mondadori Editore. Collaborava anche con il quotidiano "Il Corriere dello Sport" e la rivista "Ulisse".

* Nota bene un altro non romano che ha scelto gli Omonimi per integrarsi

Diciamo un lecca..qualcosa di Carmelo Bene che grazie a lui è stato introdotto nella...CERCHIA COSTANZO, UN NOME UNA GARANZIA


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